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Per chi è affetto da autismo le cure dentali possono essere eseguite con sedazione endovenosa profonda solo ed esclusivamente in un setting ospedaliero, un ambulatorio chirurgico quindi, cioè in un ambiente sicuro, protetto e autorizzato. Se da un lato questo protocollo sanitario garantisce protezione per chi ricade nello spettro autistico, dall’altro con il regime attuale delle liste d’attesa, diventa un ostacolo insuperabile.
E’ il caso di una bimba disabile di Vittoria, affetta da spettro autistico, deve attendere più di un anno per l’estrazione di un dente. Lo denuncia la mamma della piccola che ha scritto a Giuseppe Drago, commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Ragusa. “Mia figlia ha bisogno di ricevere cure odontoiatriche, ma attendiamo da mesi una visita in una struttura sanitaria pubblica mentre la bambina soffre dal dolore”, afferma la donna.
La piccola era stata visitata per la prima volta il 9 agosto dello scorso anno. L’intervento necessario, l’estrazione di un dente da latte (che per i disabili deve essere effettuato in condizioni particolari e con anestesia totale), è stato fissato al 29 maggio. Poi è stato spostato prima al 3 agosto e successivamente ancora al 30 agosto. Nel frattempo, infatti, era stata rinnovata la convenzione tra l’Ssp di Catania e l’Aspo di Ragusa per poter effettuare gli interventi anche a Ragusa e l’intervento è stato inserito nelle liste di Ragusa.
Il direttore del reparto specialistico del Santa Marta e Santa Venera di Acireale, Riccardo Spampinato, spiega che il problema è nelle liste d’attesa. Il reparto di Acireale è l’unico per la Sicilia per le cure odontoiatriche ai disabili, mentre ne servirebbe uno ogni tre milioni di abitanti e spesso riceve pazienti di altre regioni. L’altro reparto più vicino si trova a Napoli. “Le nostre di liste di attesa sono lunghe – spiega il primario del reparto, Riccardo Spampinato – capisco che nove mesi di attesa sono tanti, ma noi abbiamo un’utenza che è di tutta la regione e anche più. Ovviamente per i casi urgenti i tempi sono diversi, mentre per gli interventi programmabili siamo costretti a queste attese. Da 12 anni ho presentato una proposta chiedendo che di questi reparti vengano previsti uno ogni tre milioni di abitanti. Purtroppo, le nostre richieste sono rimaste inascoltate”.