Luca Terriaca
A luglio e agosto scorsi ho avuto l’opportunità e la fortuna di lavorare per il centro estivo di Una breccia nel muro, proponendo attività laboratoriali di musica come faccio usualmente durante l’anno con un gruppo ridotto di bambini dell’associazione. Ho lavorato con quattro gruppi diversi di bambini divisi per età e capacità. La prima cosa sorprendente è stata la risposta del gruppo dei piccoli (3/5 anni). Non sono abituato a lavorare con bambini così piccoli e non ero sicuro che le attività che avrei proposto potessero suscitare il loro interesse.
L’obiettivo era principalmente quello di agganciarli per avere risposta in termini di attenzione e di coinvolgimento fisico. L’utilizzo di piccoli strumenti da percuotere (anche sul proprio corpo) è stato, come sempre succede, fondamentale; gli strumenti, sia per la loro conformazione e manegevolezza, sia per il suono che esce, hanno un’attrattiva immediata per tutti i bambini.
L’esecuzione di semplici canti accompagnati con la chitarra è stato un altro canale sul quale si sono poggiate le lezioni; come nel caso degli strumenti, il canto e le melodie sono un’attrazione per i bambini, specialmente se i canti contengono elementi che li riguardano direttamente (per esempio i loro nomi). I bimbi hanno dimostrato un interesse e una capacità di attenzione sorprendenti, rispetto ai quali sia io sia le operatrici e gli operatori siamo rimasti piacevolmente sorpresi.
Per i gruppi dei bambini più grandi (6/13 anni), le lezioni partivano dalle attività più semplici proposte ai gruppi dei piccoli, ma viravano presto verso attività più articolate, non necessariamente con l’utilizzo di strumenti veri e propri; si sono basate, ad esempio, sul movimento connesso al suono, sulla coordinazione, sul corpo o sulla voce come “produttori” di suono, sulla capacità di ascolto. Quando possibile, ad ogni bambino ho proposto di dirigere l’attività al mio posto: è un modo per far sì che ognuno sperimenti la sensazione di poter decidere, attivi la creatività e acquisisca la consapevolezza di poter muovere e gestire un piccolo gruppo di pari. Le attività che si prestano maggiormente alla direzione dei bambini sono quelle nelle quali il gruppo segue il direttore su imitazione, o quelle in cui il direttore dà comandi vocali. L’attività di direzione che ha suscitato più interesse e divertimento è stata il gioco in cui il gruppo danza su un ritmo e il direttore dà comandi (stop, vai, su, giù, clap) ai quali si deve rispondere immediatamente.
I gruppi erano comunque eterogenei. In questi casi, la sfida è quella di riuscire a proporre attività che riescano a coinvolgere, in modi e con tempi diversi, tutti i partecipanti, tenendo sempre a mente che l’obiettivo di laboratori come quelli sperimentati non è l’esecuzione musicale o l’acquisizione di nozioni o capacità musicali in senso tecnico, quanto l’utilizzo della musica come mezzo di comunicazione ed espressione, come modo per entrare in relazione con gli altri e ovviamente come strumento per potenziare aspetti cognitivi quali l’attenzione, la concentrazione, la coordinazione.
Concludo con qualche considerazione in merito all’aspetto relazionale. Alcuni dei bambini che hanno seguito i laboratori del centro estivo fanno parte del gruppo musicale di Una breccia del muro che conduco ordinariamente durante tutto l’anno e già da due anni. Ho con loro una relazione già strutturata e approfondita e quindi si sono fatti coinvolgere più facilmente, sia per la fiducia reciproca costruita nei due anni di giochi e attività, sia per la confidenza maggiore con il mezzo musica. Questa cosa è stata molto importante per tutto il gruppo: questi bambini sono stati (a loro insaputa) importantissimi facilitatori perché sono riusciti a trainare gli altri e a rendere più facile l’esecuzione dell’attività per tutti. A dimostrazione del fatto che, all’interno di questo tipo di laboratori, l’interazione/scambio più evidente è quello maestro/bambini, ma i tipi e i livelli di relazione sono molteplici. Ognuno di noi scambia qualcosa con tutti.