Paola Molteni
Avvenire.it
«Vedo dentro ogni persona. Vedo tutti gli strati che ci sono in noi. Vedo dentro e oltre». Così Riccardo Pravettoni, 27 anni, fotografo, descrive il suo sguardo verso il mondo, quello che usa per puntare l’obiettivo sulla realtà che lo circonda ma anche quello che gli serve per comprendere il suo delicato mondo interiore. Una lente speciale che gli viene da quella sindrome complessa che si chiama autismo.
A Riccardo l’autismo è stato diagnosticato all’età di tre anni. Nessuno riusciva a capire la ragione per cui questo bambino bellissimo non parlasse e restasse continuamente isolato nella cameretta della sua casa nel milanese.
«Ricordo ancora quella visita in cui il neuropsichiatra mi disse di escludere qualsiasi forma di autismo» racconta la mamma, Loredana Casucci, rievocando la confusione e la solitudine di quei primi anni. “Intanto il tempo passava e mio figlio continuava a restarsene appartato, come se fosse rinchiuso dentro una gabbia. Sfarfalleggiava di continuo con le mani, non mangiava, ci tirava il cibo addosso. Io mi limitavo ad osservarlo, volevo capire, fare qualcosa. Provavo a coinvolgerlo. Mi sedevo vicino a lui e lo invitavo a giocare. Lui allora interrompeva quel suono che emetteva di continuo e interagiva con me. Sono state le macchinine ad attrarlo più di tutto il resto, e di lì a poco si è appassionato alle auto vere e proprie, delle quali ricordava, in modo sorprendente, le targhe. Una svolta per me, che mi sforzavo di capire il suo modo di comprendere le cose. «È con le immagini che impara, ho realizzato, e con le immagini, da quel momento, abbiamo cominciato a comunicare».
Così, mentre all’asilo le educatrici gettano la spugna davanti ai comportamenti spiazzanti di questo bambino speciale, la mamma, da un’intuizione all’altra, si trasforma in un’insegnante, che grazie ai libri illustrati e al racconto di storie fantastiche e avventurose, fa scattare le prime forme di relazione di Riccardo. A 6 anni emette i primi suoni, semplici sequenze di consonanti, sufficienti però per iniziare a dialogare. Si tratta di un grande passo avanti nella strada tortuosa che mamma e figlio percorrono sempre insieme, che Loredana ha raccontato nel libro L’autismo nello zaino e le incredibili avventure di Ricky (Edizioni Vertigo).
«Quando ha cominciato a frequentare la scuola mi sedevo in un angolo per condividere le sue attività e trasmettevo tutta la mia esperienza e le informazioni utili all’insegnante di sostegno». È in questi anni che Riccardo sperimenta anche diversi sport, il nuoto, lo sci, la barca a vela. Durante le superiori si cimenta con il golf, in cui subito eccelle. In questa pratica emergono infatti le abilità particolari del ragazzo: la concentrazione, l’attenzione per il particolare, la memorizzazione e la ripetizione. Insomma, quei tratti peculiari della sindrome autistica che, se vengono incanalati correttamente, possono diventare risorse speciali per chi la vive. Arrivano così le gare e i premi ma la vittoria più importante è questa prima prova di inclusione. È nella fotografia però che, di lì a poco, il talento di Riccardo trova la sua espressione migliore. «Una capacità che è emersa già alle medie e in particolare durante una gita scolastica a Trieste”, racconta la mamma. Con la macchina usa e getta che gli avevamo regalato era riuscito a scattare quasi cento foto in soli tre giorni. In quelle prime immagini c’era già tutta la sua genialità nel fermare i luoghi e il tempo, nel cogliere i dettagli nascosti eppure fondamentali di strade, piazze e opere d’arte». Così, quando le medie si concludono, non ci sono dubbi sulla scelta degli studi superiori: Riccardo si diploma all’Istituto tecnico Albe Steiner di Milano, ottenendo brillanti risultati, per poi frequentare l’Istituto Italiano di Fotografia.
«A rendermi consapevole delle sue capacità è stata una fotografa rimasta molto colpita dalle immagini scattate da Ricky e dal loro valore tecnico, tanto da suggerirmi di allestire una mostra con le sue foto. Fu un vero successo, non soltanto per il riscontro entusiastico del pubblico ma perché Riccardo si aprì per la prima volta con tutte le persone che incontrava, raccontando origini e storie legate alle immagini esposte».
È stata quella la prima di una serie di esposizioni dedicate agli scatti di Riccardo, fino all’ultima, allestita a novembre 2023, in occasione del Festival Paralimpico di Taranto, con le sue foto realizzate al Sud European Championship di Padova, campionati europei dedicati agli atleti con sindrome di Down. Durante la manifestazione il ragazzo ha avuto l’occasione di accompagnare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Mostra delle sue opere.
[…]